Il sorriso

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È forse ciò che manca di più a noi malati.

Siamo abituati all’uso delle mascherine, quando il valore dei globuli bianchi si abbassa le indossiamo per proteggerci; ma almeno così, fino a poco tempo fa, vedevamo il sorriso dei nostri interlocutori.

Ora dei medici e degli infermieri che si prendono cura di noi vediamo solo gli occhi, ma anche questi possono sorridere.

E se non lo fanno, se vi sembra che il vostro interlocutore sia troppo serio e distaccato, invitatelo a sorridervi, fategli capire quanto sia importante per voi “sentire” la vicinanza, che in questo periodo non può essere fisica, “sentire” complicità e comprensione in chi ci cura.

Non arrendetevi di fronte all’approccio professorale e distaccato di alcuni medici, talvolta frettoloso, di fronte all’atteggiamento di sufficienza di certi infermieri.

Provate a capire che anche essi possono avere problemi, di lavoro, familiari, e con calma, serenità e fermezza, magari un po’ di ironia, spiegate le vostre esigenze di comprensione, di ascolto, di un “SORRISO”.

Mi è capitato spesso in questo modo di entrare rapidamente in sintonia anche con gli addetti più scostanti ed introversi.

C’è sempre una “chiave” che apre il cuore di chi ci sta di fronte, si tratta solo di trovarla con pazienza e determinazione, senza arrendersi o arrabbiarsi.