Ho 65 anni.
Fino a due anni fa tutti mi dicevano che portavo bene i miei anni.

Siccome non mi piace la falsa modestia, posso dire che era vero, forse grazie ad una alimentazione sana, tanto sport, palestra, e soprattutto tantissimi interessi.

Poi all’improvviso, a fine luglio 2018, senza alcuna avvisaglia, mi sono trovata con il codice di esenzione “48”.   Per chi per sua fortuna non sa cosa sia, significa avere un tumore.

In quel momento è nata una nuova Simona, non si può pensare o pretendere di essere gli stessi di prima.

Sono tali le esperienze, le sofferenze, le conoscenze mediche che si fanno, che inevitabilmente si cambia.

Ma non è detto che si peggiori, anzi mi piace pensare che si diventi migliori, ancorché non più belli o attraenti fisicamente.

Ma che importa!
Ciò che tiene su e che conta sono gli affetti, quelli veri, quindi viva la famiglia, i fratelli, i cugini che ti stanno vicino, gli amici che non ti lasciano sola, neppure in questo periodo di isolamento forzato da Coronavirus.

Perché, soprattutto in questo periodo di reclusione forzata da Coronavirus, la “presenza” anche solo virtuale di tante persone, allevia il peso di avere un tumore e di dover stare di conseguenza ancora più attenti ai contatti interpersonali e di dover rimanere per prudenza in casa.

Vorrei condividere con altre persone che come me stanno soffrendo per la malattia, oltre al suo pesante fardello, le sensazioni di questo strano periodo, sensazioni che possono talvolta anche essere positive.

Non solo, scrivere queste righe mi fa sentire in mezzo alla gente, me la fa vedere.  Immagino le facce di amici ai quali magari capiterà di leggerle, e sorrido come se li avessi qui davanti a me.  Oppure mi chiedo quali saranno le reazioni degli sconosciuti, cosa penseranno di me.

Infine mi piacerebbe che fosse utile a qualcuno; se anche solo una persona riesce a riconoscersi nelle mie parole e per questo si sente meno sola nell’affrontare la sua, la nostra battaglia, ecco che ho raggiunto il mio obiettivo.